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Dopo aver scritto cosa direi a
me stessa prima di diventare mamma, ecco quello che preferirei NON dire a mio
figlio.
Ieri, Marco è stato sgridato
all’asilo. Niente di che… rubava i giochi agli altri bambini, ma è stato
comunque ripreso.
Tornando a casa - lui davanti
nel passeggino, io dietro a passo sostenuto sotto la pioggia - gli chiedo:
“Marco, oggi hai fatto
qualcosa che non va? La maestra si è arrabbiata con te?”
“No Mamma Isa.”
“Marco, dimmi la verità. Sei
stato sgridato?”
“Eeehm… tanto bene, Mamma Isa.”
Aaah mi stai adulando per creare
un diversivo.
Giusto, penso, ci sono cose che anch’io preferirei non raccontarti.
Ecco le prime tre che mi sono venute in mente.
Giusto, penso, ci sono cose che anch’io preferirei non raccontarti.
Ecco le prime tre che mi sono venute in mente.
All’età di otto anni, in piena
crisi mistica per Michael J. Fox, io e la mia migliore amica non abbiamo
trovato niente di meglio che scrivere un’improbabile lettera all’eroe di Ritorno
al Futuro. L’indirizzo l’avevamo reperito nell’affidabilissima “rivista” CIOÈ che, probabilmente, aveva tradotto in inglese il domicilio di uno dei redattori di
Sesto San Giovanni, aggiungendo poi un altisonante Hollywood-Los Angeles alla fine. Carta
da lettere di Hello Kitty e puro italiano di terza elementare: se per caso
quella busta dell’85 arrivò mai a Michael, saremo state, senza dubbio, inserite
nella lista degli stalker americani.
Qualche anno dopo, ero ormai
alla scuola media, non mi sono lasciata sfuggire la moda delle spalline. In quel periodo sembravamo dei giocatori di football
americano in miniatura. Chissà chi è stato a svegliarsi una mattina e pensare di
inculcare, in tutte le donne del pianeta, il complesso delle spalle rachitiche!
Estate o inverno non importava, prima di uscire di casa, bisognava controllare
di essersi messe le spalle.
C’è chi ha i denti nel bicchiere, noi avevamo le spalle nel cassetto.
Un bel giorno, ero in classe, e vedo sul pavimento una di quelle imbottiture, come morta, senza vita perché tolta dalla sua spalla di appartenenza. Il problema è che la vedono tutti e inizia un siparietto degno dello spot anni ‘80 del preservativo: “di chi è questo?”
Nessuno risponde, ovviamente. Con una mossa fulminea, porto lo zaino sulla spalla cadente, per non destare sospetti. La campanella suona e tutti hanno di meglio da fare che controllare di chi sia quella protesi. Io scappo il più lontano possibile dal mio imbarazzo e per tutta la vita ho lasciato orfana una spallina di gommapiuma.
C’è chi ha i denti nel bicchiere, noi avevamo le spalle nel cassetto.
Un bel giorno, ero in classe, e vedo sul pavimento una di quelle imbottiture, come morta, senza vita perché tolta dalla sua spalla di appartenenza. Il problema è che la vedono tutti e inizia un siparietto degno dello spot anni ‘80 del preservativo: “di chi è questo?”
Nessuno risponde, ovviamente. Con una mossa fulminea, porto lo zaino sulla spalla cadente, per non destare sospetti. La campanella suona e tutti hanno di meglio da fare che controllare di chi sia quella protesi. Io scappo il più lontano possibile dal mio imbarazzo e per tutta la vita ho lasciato orfana una spallina di gommapiuma.
Correva l’anno 1991 e Marco
Masini riempiva ancora i palezzetti. A me, sinceramente, non interessava molto quel
cantante che era decisamente più brutto di Michael J. Fox e che sicuramente non
abitava nemmeno a Los Angeles. Il fatto era, però, che al Festivalbar dell’anno
precedente, io e un gruppo di amici, avevamo avuto la fortuna di capitare proprio
vicino a uno dei cameraman, che aveva passato la sera a fare bizzarre
inquadrature solo su di noi. Siccome tutti siamo alla ricerca dei nostri 15
minuti di notorietà, la cosa ci era piaciuta parecchio. Calendario alla mano,
vediamo a quale concerto possiamo andare per farci notare un po’. Eccoci,
quindi: cinque fan di Masini nuove di zecca, con tanto di magliette con una
lettera ciascuna M-A-R-C-O, a gridare come disperate dentro a un palazzetto.
Purtroppo la festa durò poco. Di canzoni non ne conoscevo una, le telecamere non erano lì a un concerto di Masini e, a dire il vero, l’unica cosa che gridavo a squarciagola era: “Vaffancuuulo, Masini Vaffancuuuulo”.
Decisamente, non una delle mie migliori performance!
Purtroppo la festa durò poco. Di canzoni non ne conoscevo una, le telecamere non erano lì a un concerto di Masini e, a dire il vero, l’unica cosa che gridavo a squarciagola era: “Vaffancuuulo, Masini Vaffancuuuulo”.
Decisamente, non una delle mie migliori performance!
Quante persone che conosci sono curate, impeccabili… ma
banali. (Bill Bernbach)
Nannini...se sono solo queste le cose che nn vuoi raccontare a Marco...mi sento libera di raccontargli io altre cosucce divertenti sulla sua mamma Isa....ahahahahahahhahah(risata diabolica!)
RispondiEliminaVieterò ogni vostro incontro. ahahha
RispondiEliminabentornata Lali!