martedì 14 gennaio 2014

Spazio libero.

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Io e Marco stiamo facendo il suo gioco preferito: il puzzle. Gli piacciono un sacco tutte quelle caselline da incastrare tra loro. E poi, è un gioco che gli riesce bene, e per normale amor proprio, continua a farlo con sempre più soddisfazione.

Non si può dire altrettanto per la sottoscritta!

Sono sempre stata negata con gli incastri di quegli stupidi pezzi di cartone… e, proprio perché mi sento così impedita, continuo a parlarne male.

Io: “Marco, aspetta… non è così. Quel pezzo non va lì… non vedi che non ci azzecca per nien…”

Oplà, il pezzo calza come la scarpetta a Cenerentola. La vignetta è ultimata e Marco mi guarda dal suo davanzale di guance paffute.

Lui: “Ecco fatto, mamma Isa. Marco fa da solo.”


Da soooooolo?????


Partono immediate due considerazioni sull’accaduto.

La prima riguarda Marco e uno studio inglese, secondo il quale i bambini dai 2 ai 4 anni, bravi nei puzzle, hanno un’intelligenza superiore.

Gongolo un attimo e passo subito alla seconda cosa che mi è venuta in mente:

un telegramma.

Cosa c’entra un telegramma con me, Marco e un puzzle?
C’entra, c’entra.


L’appiglio me lo ha offerto Bernbach:
“c’è un giovane che la sera prima delle nozze non riesce a resistere e vuole dichiarare alla sua promessa sposa tutto il suo amore. Così, le scrive un telegramma, ma l’impiegata dell’ufficio postale lo informa che può aggiungere ancora una parola, visto che ne aveva usate solo sei, e ne aveva a disposizione sette. Ecco che il suo messaggio d’amore diventò: TI AMO, TI AMO, TI AMO… SALUTI.”


Morale della favola? Si può anche non dire proprio tutto. A volte sono importanti anche gli spazi bianchi.

Pure per le mamme è così. Eccome se lo è.

Sembra che ci affanniamo per dire proprio tutto ai nostri figli e non lasciare nemmeno uno spazio da riempire nelle loro testoline. Non si sa mai che magari lo usino per metterci del loro. Per aggiungere qualche pensiero libero.

Mi ricordo che a scuola c’era spesso la domanda a piacere e, a volte, lasciava più dubbi nella risposta di tutte le altre. Forse è questo che temiamo noi mamme: se lasciamo un po’ di spazio ai nostri piccoli, magari loro non sanno come riempirlo. O forse ci accorgeremmo che lo riempiono così bene da farci sentire un po’ superflue.


Ripenso a quel telegramma, ed è come se lo scrivessi a Marco ogni giorno. 
Devo proprio sforzarmi di non aggiungere quei saluti finali. 
Tre TI AMO sono più che sufficienti.



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