N come NO.
L’inizio di ogni sua risposta. Anche quelle
affermative.
Ho imparato a conoscere mille sfumature di no e molte sono ancora
da scoprire.
I no migliori sono quelli che non ti aspetti.
“Come ti chiami?”
“No!”
A come ANCOA
(che in italiano si dice “ancora”). La parola
più usata a tavola da Marco. Il mio buongustaio, non si smentisce neanche
all’asilo. Dicono che, alla fine di ogni pranzo, c’è sempre una voce che si
sente più delle altre. Una voce che sembra provenire dal centro della terra.
Una voce che non può essere ignorata.
È Marco che grida: “Ancoa pappa. Ancooooaaa!”
È Marco che grida: “Ancoa pappa. Ancooooaaa!”
T come TANTO BENE MAMMA ISA.
Il suo modo per stringermi, spiegarmi
che ha sonno, evitare di dirmi una verità scomoda, fare il ruffiano dopo un
capriccio, svegliarmi la mattina, attirare la mia attenzione, strapazzarmi di
coccole.
O semplicemente dirmi: “Io ci sono”.
O semplicemente dirmi: “Io ci sono”.
A come ACE
(che in italiano si dice “grazie”).
Incredibilmente, una delle prime parole di Marco. Ma è bastato poco per capire
che non era il bambino più educato del mondo. Marco usava il grazie come gli
altri bambini usano “è mio”. I giochi li rubava come tutti, ma con un bel
sorriso e un grazie finale. Doveva sembrargli un buon metodo, fino a quando, due
compagne dell’asilo, non gli hanno stampato un bel "prego" sulla faccia. Adesso, usa il grazie in modo più appropriato e si litiga i
giochi al grido di “è mmmmio”… come tutti gli altri.
L come LETTINO o LETTONE?
La prima, grande differenza tra
teoria e pratica, che Marco ha imparato.
“Dove dormono mamma e papà?”
Marco: “Nel lettone.”
“E dove dorme Marco?”
Marco: “Nel lettino.”
“Quindi hai capito tutto?”
“Tì: mamma, papà e Marco nel lettone.”
…
…
“Ok, riproviamo domani.”
Uno dei modi per capire che Marco è anche figlio
mio, oltre a guardarlo in faccia: il suo modo per dire sì e no. Li fa precedere
sempre da un eh: “eh sì”, “eh no”. Io non me ne ero accorta, ma pare che questo
intercalare sia tutto mio.
Bello vedere crescere una piccola persona che assorbe anche le mie pause tra le
parole.
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