Ho già detto che tutte le mamme,
prima o poi, si vantano dei propri figli.
Ci sono cascata anch’io.
Ci sono cascata anch’io.
Non ho mai potuto farlo al
parco, dove Marco si muove come un tricheco nano e riesce ad inciampare anche
su superfici lisce e completamente levigate. Da sempre cicciottello, il mio piccolo
pargolo, ha iniziato a muovere i suoi primi passi verso i 16 mesi e, anche se
ha recuperato bene, diciamo che la sua tecnica di corsa è un po’ da affinare.
Ci ha pensato così tanto a
muovere i suoi primi passi, che adesso li conta tutti. Sono 10 dalla macchina a
casa, i gradini davanti al portone sono 2, per la scala dello scivolo servono 7
passi, per arrivare alla porta del nostro appartamento bisogna contare due volte
10.
La paura di una forma lieve di
autismo l’ho avuta, ma poi ho pensato che il mio piccolo Rain Man andava
benissimo così com’era. Adesso, per strada contiamo tutto a voce alta: le
macchine, i paletti, gli alberi… ci manca solo un cartone di Tavernello in mano
e poi ci accoglierebbero con affetto in Stazione Centrale, a parlare un po’ da
soli.
Ma una vera mamma non si
accontenta mai. Visto che, anche i suoi amichetti iniziavano a saper contare
fino a 10, oltre a correre sempre più veloci di lui, noi non ci potevamo far
superare proprio nella nostra specialità. Quindi, da qualche giorno, si conta
anche oltre il 10!
Con pazienza e ostinazione sono
arrivati anche l’11 e il 12.
Da Marco, così recitati: UNTTITTì e DOTTITTì.
La nostra palestra migliore sono le rampe di scale per arrivare alla porta di casa, dove i gradini superano sempre la decina.
Da Marco, così recitati: UNTTITTì e DOTTITTì.
La nostra palestra migliore sono le rampe di scale per arrivare alla porta di casa, dove i gradini superano sempre la decina.
L’altro giorno siamo partiti in
quarta e abbiamo fatto, tutto d’un fiato, i primi 10. Mancava una manciata di
gradini e, presa dall’entusiasmo, ho detto a Marco di proseguire da solo. L’ho
guardato e, per un attimo, ho visto la sfida nei suoi occhi. Ma ormai è noto
che io non so leggere lo sguardo di mio figlio.
Fa il primo gradino e dice: UNTTITTì.
Fa il secondo: DOTTITTì.
Il tredici non l’ha mai detto, ma
so che può farcela.
Mi guarda, fa il gradino e urla…
FOTTITIIII.
Scandendolo così bene, da non
lasciare nessun dubbio. Neanche nella mia anziana vicina che aspettava di poter
scendere le scale. Il suo mezzo sorriso imbarazzato ha definitivamente incrinando
la mia certezza di avere un figlio super dotato.
Al genio dentro di lui, Marco ha
detto: “Fottiti”!
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