giovedì 27 marzo 2014

Mamma dixit - Intercettazioni creative. Guida pratica per chi ha una mamma in casa.


Sono una mamma junior. Appena uscita dal mio periodo di stage.
Se si considera che uno stage dura in media un anno, e io sono mamma da due.

Nonostante la mia poca esperienza, sono in grado di stilare una scaletta di punti per tutte quelle persone che hanno una mamma in famiglia e ne hanno paura (se non l’avete, regalatevene una a Natale, ma per favore, non abbandonatela in autostrada ad Agosto).

Parché una mamma è necessariamente una donna e, se già noi donne non siamo proprio lineari nelle nostre esternazioni, con la maternità, possiamo diventare addirittura sibilline.
La cosa più difficile, per una mamma, è ammettere di non farcela da sola e chiedere aiuto. Forse perché continuiamo a ragionare come prima: stzè, in ufficio sono a capo di un reparto di 20 persone, vuoi che non riesca a gestirne una sola? E pure piccola?

Purtroppo, nella maggior parte dei casi, la risposta è no!



Allora, come si può interpretare il linguaggio non verbale, il meta testo di una mamma, prima che il panico si trasformi in tragedia?


1 – se la mattina vi saluta con un sorriso, fatele una domanda trabocchetto, chiedetele cosa fai oggi? Se il suo sorriso si increspa, il mento trema e la maschera di gesso si crepa. Chiamate aiuto.

2 – se la trovate davanti al tg, che piange disperata per il servizio sui gatti randagi, offritevi subito di portare il neonato a fare un giretto.

3 – se sta sistemando, per la terza volta di seguito, i libri in ordine alfabetico nella libreria, è perché sta cercando di organizzare quanto le è possibile. E al momento le sono rimasti solo i libri.

4 – quando vi dice, non ti preoccupare, va tutto bene e poi si chiude a chiave in bagno: non va a controllare se ha una foglia di insalata tra i denti ma, ebbene sì, ha una crisi di pianto.

5 – se quando tornate a casa, la trovate in lacrime, non chiedetele perché piangi? Vi do un aiutino: sicuramente non ha fatto un trito di cipolle.

6 – se la vedete dondolare qualunque cosa entri in contatto con le sue mani: sedia, poltrona e pure la abat jour della sala, non è Parkinson, è “sindrome da culla”. Non preoccupatevi, passa nel giro di sei mesi e si cura con tanta pazienza.

7 – se già ci metteva un secolo in bagno, preparatevi, perché adesso penserete che si sia persa tra la vasca e il bidet! È l’unico momento in cui una mamma deve pensare solo a sé e sfrutterà il tempo del bagno come una seduta dallo psicanalista. Non disturbatela. Tanto vi risponderà soltanto occupatoooo!

8 – non dite mai a una mamma, con un neonato urlante tra le braccia, puoi farlo smettere?  Perché esiste uno speciale articolo della legge italiana che permette a questa donna di accanirsi su di voi come uno dei peggiori walking dead.

9 – occhiaie, pallore, rughe accentuate fanno parte del pacchetto. Quindi, non chiedete mai a una mamma sei stanca? Datelo pure per scontato. Piuttosto, ditele che le tenete per un po’ la sua dolce prole, così può schiacciare un pisolino!

10 – un’informazione di servizio per tutti quelli che vogliono fare visita a una neo mamma. Se volete stravaccarvi sul divano e fare du-du-du da-da-da al piccolo erede, avete sbagliato momento. Per questo dovete aspettare una ventina d’anni, fino ad allora c’è bisogno di gente operativa. Pochi fiori e tante opere di bene!

Un ultimo consiglio. Una mamma nasce quando il suo bambino viene al mondo, quindi, è molto più giovane della sua età anagrafica. Per questo, a volte, ha bisogno che qualcuno si prenda cura di lei. Anche se non lo ammetterà tanto facilmente!

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