domenica 23 febbraio 2014

Oggi. Tre anni fa.


-58

Cerca l'equilibrio del significato come un poeta. (Gabriella Ambrosio)

Se devo essere sincera, quella linea rossa proprio non me l’aspettavo. Non ero preparata. Forse non lo sei mai veramente. Ci siamo visti così, io e te, la prima volta.
O meglio, io ho visto te: una linea rossa dentro un test.

Poi sei diventato un battito, forte come un’esplosione, profondo come un temporale. Eri grande come una capocchia di uno spillo ma ne facevi di rumore. Io ti sentivo dentro a un monitor in bianco e nero, ma sapevo che eri dentro di me.

Ci siamo studiati per bene io e te, abbiamo avuto modo di conoscerci con calma. Io ti guardavo attraverso il mio corpo che cambiava.
Ti parlavo e tu rispondevi a modo tuo: una piccola fitta, un po’ di nausea, tanto sonno, voglia di gelato, odio per il caffè e qualche pugnetto quando, nel letto, mi giravo dalla parte sbagliata.

Ti ho visto diventare un piccolo fagiolo e poi, un giorno, mi hai voluto fare ciao con due manine nuove di zecca.

Mi hai fatto vomitare una sola volta, quando ti credevo una femmina.

“Ma scusa, se tu sei la mia mamma Isa e io sono Marco. Chi cavolo è questa Matilde con cui continui a parlare?”

Ti capisco, mi sarei fatta vomitare anch’io!

Gli ultimi giorni, eri per me solo due piedini conficcati sotto le costole. Era il tuo modo per dirmi che di lì dovevi proprio uscire.
Hai deciso tu quando e, adesso che so quanto ti piace fare di testa tua, tutto mi è più chiaro.

Siamo riamasti in una stanzetta una notte e una mattina. Tutti e tre… e un mucchio di ostetriche che, di te, continuavano solo a dirmi che c’eri quasi, che si vedeva già la testa. Sono arrivata ad odiarla la tua testa, che aveva deciso di incastrarsi nel mio corpo.

Dai, dicevo, se avevi tanta fretta, perché adesso non ti muovi?!

Perché tu odi i cambiamenti e mi pare di vederti: pronto per nascere, che ci pensi ancora un po’. Perché non sei poi tanto sicuro di voler uscire di lì. Alla fine ci stavi bene dentro di me. Non ti fidavi di quello che ti aspettava fuori.

Ma poi ti sei convinto e sei venuto al mondo.

La prima volta che ti ho visto ho pensato due cose: che mi assomigliavi da morire e che avevi una straordinaria testa a punta.

Vivremo un sacco di altre avventure nella nostra vita, alcune ci porteranno lontano. Ma una cosa è certa: questa l’abbiamo vissuta insieme, ed eravamo più vicini che mai.



Oggi, tre anni fa, ho scoperto che esistevi.



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