Quest’anno Marco è un GRANDE nel suo asilo nido. Lo vedo fare il boss, con una gang di altri quattro, neanche fossimo in "Quei bravi ragazzi".
Da un momento all’altro, mi aspetto che mi chiamino per dirmi che mio
figlio ha commesso atti di bullismo su i più piccoli.
Non si sa mai: se hanno un cellulare a 5 anni, chi mi dice
che non possano taglieggiare un amichetto a 2?
L’altro giorno, sono andata a prenderlo
un po’ più tardi del solito. Erano rimasti solo lui e il suo amico del cuore. La maestra mi vede entrare e chiama Marco
dalla porta:
“C’è qualche bambino che ha la mamma che si chiama Annalisa?”
Non c’erano molte possibilità di
confondersi, visto che i bambini erano solo due.
Dalla stanza si sente solo una
voce, chiara e forte: “Nooo”.
Non potevo sbagliarmi: era Marco.
E queste son soddisfazioni, penso.
E queste son soddisfazioni, penso.
Marco ha sviluppato un
amore vero per la sua insegnante.
Se gli chiedo cosa ha fatto all’asilo, la
risposta è sempre la stessa e cioè un nome, un nome solo: quello della sua maestra
preferita.
Si conoscono da poco più di anno, ma deve aver fatto proprio un buon lavoro, perché ha raggiunto risultati che in
questa casa sono ancora impensabili.
Quale sarà il suo trucco? La
controllo per un po’: vedo che è una ragazza serena, tranquilla che, in qualche
modo, sembra non perdere mai la calma.
Ecco, su calma e serenità non vado
fortissima, ultimamente.
Meglio trovare dei margini di miglioramento da qualche
altra parte.
“Marco, cosa preferisci
dell’asilo?”
“La maestra.”
“Ecco, infatti…”
“Le vuoi tanto bene?”
“Tì, mamma Isa!”
“E cosa fa di speciale… ti fa
giocare, ti canta le canzoni, ti racconta qualche favola…?”
“Calci, mamma Isa!”
…
“Come? Non ho capito…”
“Calci, calci, calciiii!”
“Calci??? E d-dove?”
“Nella pancia. Qui, qui” (si indica proprio lo stomaco e giù a ridere
come un matto)
Vabbè, non mi pare traumatizzato quindi sto al gioco.
“Ma te li dà mentre sei seduto o
quando cammini?”
“…seduto.”
“Tipo così?” (e imito un calcio rotante alla Chuck
Norris.)
“Tììììì. Cotìììì. Bam-bam-bam!”
“Ma a te piace?”
“Tì, mamma Isa.”
“E vuoi bene alla tua maestra?”
“Tì, tanto bene.”
Ok, mi pare che anche questa
lezione pedagogica sia finita.
Devo capire esattamente dove
colpirlo e poi divento la mamma dell’anno!
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