Sono una mamma junior.
Appena uscita dal mio periodo di stage.
Se si considera che uno stage dura in media un anno, e io sono mamma da due.
Se si considera che uno stage dura in media un anno, e io sono mamma da due.
Nonostante la mia poca
esperienza, sono in grado di stilare una scaletta di punti per tutte quelle persone che hanno una mamma in famiglia
e ne hanno paura (se non l’avete,
regalatevene una a Natale, ma per favore, non abbandonatela in autostrada ad
Agosto).
Parché una mamma è
necessariamente una donna e, se già noi donne non siamo proprio lineari nelle
nostre esternazioni, con la maternità, possiamo diventare addirittura
sibilline.
La cosa più difficile, per una
mamma, è ammettere di non farcela da
sola e chiedere aiuto. Forse perché continuiamo a ragionare come prima: stzè, in ufficio sono a capo di un reparto
di 20 persone, vuoi che non riesca a gestirne una sola? E pure piccola?
Purtroppo, nella maggior parte dei casi, la risposta è
no!
Allora, come si può interpretare
il linguaggio non verbale, il meta testo
di una mamma, prima che il panico si trasformi in tragedia?
1 – se la mattina vi saluta
con un sorriso, fatele una domanda trabocchetto, chiedetele cosa fai oggi? Se
il suo sorriso si increspa, il mento trema e la maschera di gesso si crepa.
Chiamate aiuto.
2 – se la trovate davanti al tg,
che piange disperata per il servizio sui
gatti randagi, offritevi subito di portare il neonato a fare un giretto.
3 – se sta sistemando, per la
terza volta di seguito, i libri in ordine alfabetico nella libreria, è perché sta cercando di organizzare quanto le è
possibile. E al momento le sono rimasti solo i libri.
4 – quando vi dice, non
ti preoccupare, va tutto bene e poi si chiude a chiave in bagno: non va
a controllare se ha una foglia di insalata tra i denti ma, ebbene sì, ha una
crisi di pianto.
5 – se quando tornate a casa,
la trovate in lacrime, non chiedetele perché piangi? Vi do un aiutino:
sicuramente non ha fatto un trito di cipolle.
6 – se la vedete dondolare
qualunque cosa entri in contatto con le sue mani: sedia, poltrona e pure la abat
jour della sala, non è Parkinson, è “sindrome
da culla”. Non preoccupatevi, passa
nel giro di sei mesi e si cura con tanta pazienza.
7 – se già ci metteva un
secolo in bagno, preparatevi, perché adesso penserete che si sia persa tra la
vasca e il bidet! È l’unico momento in cui una mamma deve pensare solo a sé e
sfrutterà il tempo del bagno come una
seduta dallo psicanalista. Non disturbatela. Tanto vi risponderà soltanto occupatoooo!
8 – non dite mai a una mamma, con un neonato urlante tra le
braccia, puoi farlo smettere?
Perché esiste uno speciale articolo della legge italiana che permette a
questa donna di accanirsi su di voi come uno dei peggiori walking dead.
9 – occhiaie, pallore, rughe accentuate fanno parte del pacchetto.
Quindi, non chiedete mai a una mamma sei
stanca? Datelo pure per scontato. Piuttosto, ditele che le tenete per un po’
la sua dolce prole, così può schiacciare un pisolino!
10 – un’informazione di
servizio per tutti quelli che vogliono fare visita a una neo mamma. Se volete
stravaccarvi sul divano e fare du-du-du da-da-da al piccolo erede, avete
sbagliato momento. Per questo dovete aspettare una ventina d’anni, fino ad
allora c’è bisogno di gente operativa. Pochi
fiori e tante opere di bene!
Un ultimo consiglio. Una mamma nasce quando il suo bambino viene al mondo,
quindi, è molto più giovane della sua età anagrafica. Per questo, a volte, ha bisogno che qualcuno si prenda cura di lei. Anche se non lo ammetterà tanto facilmente!
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