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Mio figlio è diventato un uomo.
L’ho capito stamattina, da come si è tolto il ciuccio per darmi un bacio: a metà
tra Clark Gable in Via col Vento e Patrick Swayze in Darty Dancing.
Mio figlio è diventato un uomo,
l’ha capito anche la signora del piano di sopra, quando lo ha incontrato sul
portone e lui l’ha fatta passare, salutandola con un buon giorno signora.
Mio figlio è diventato un uomo,
anzi un omo (de panza), con tanto di
canottiera macchiata di sugo. L’ho capito quando gli ho chiesto cosa gli era
piaciuto di più del nostro week end in montagna, e lui mi ha risposto la lasagna.
Mio figlio è decisamente un uomo, per come mi abbraccia e mi chiede la canzone
dei baci (piccoli bacetti sulla sua guancia che fanno tipo una melodia) e poi batte un cinque da bullo a suo padre.
Mio figlio è diventato un uomo
per come lancia i suoi calzini in tutta la casa e per come sbatte il piatto
ripetutamente sul seggiolone, quando la cena tarda ad arrivare.
Mio figlio è proprio un uomo per
come mi accontenta con un sì mamma,
continuando a guardare il suo programma preferito. Per poi fare comunque quello che vuole.
Mio figlio è un uomo, e della
peggior risma, quando mi fa arrabbiare e poi mi dà un bacio dicendomi mamma no arrabbiata. Tu contenta!
Mio figlio si sta facendo uomo.
I primi dubbi mi sono venuti quando, insieme a tutti i nomi dei suoi amici dell’asilo,
ha imparato anche quelli delle loro mamme.
Mio figlio è un uomo (italiano)
da quando ha detto a suo padre che mamma
Isa è la mamma migliore. E fa pappe migliori!
Sì, mio figlio è un uomo. E mi ha
detto che il suo pannolino non è da buttare via perché lui fa la cacca pulita.
Mio figlio è un uomo e per farlo ha bisogno delle ciabatte giuste.
Ma soprattutto, mio figlio è un
uomo perché ho saputo che prima di addormentarsi. Quando la porta si chiude e
lui rimane solo nella sua stanzetta con il suo papà.
Dopo che anche l’ultima
favoletta è stata raccontata.
Che il cacciatore ha sventrato
il lupo col coltello e ha fatto uscire Cappuccetto e la nonna dalla pancia, tra
sangue e organi vari (ho scoperto che questa è la versione ufficiale che gli
racconta suo papà).
Quando anche i tre porcellini
possono dormire sonni tranquilli nella loro casa di mattoni. Alla facciaccia
del lupo. Sempre lui.
Quando tutto dovrebbe
essere pronto per fare le nanne.
Quando la luce si spegne e si
dovrebbe sentire solo il rumore del bacio della buona notte.
Inizia, invece, una sonora gara di scoregge.
Tra risatine complici e
applausi, al grido di papà sei un caccòno, papà caccònoooo! Marco
cacchino! Ahhahhahahha…
Non confondete il buon gusto con la mancanza di gusto.
(Bill Bernbach)
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