lunedì 17 marzo 2014

Cose da uomini.


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Mio figlio è diventato un uomo. L’ho capito stamattina, da come si è tolto il ciuccio per darmi un bacio: a metà tra Clark Gable in Via col Vento e Patrick Swayze in Darty Dancing.

Mio figlio è diventato un uomo, l’ha capito anche la signora del piano di sopra, quando lo ha incontrato sul portone e lui l’ha fatta passare, salutandola con un buon giorno signora.

Mio figlio è diventato un uomo, anzi un omo (de panza), con tanto di canottiera macchiata di sugo. L’ho capito quando gli ho chiesto cosa gli era piaciuto di più del nostro week end in montagna, e lui mi ha risposto la lasagna.

Mio figlio è decisamente un uomo, per come mi abbraccia e mi chiede la canzone dei baci (piccoli bacetti sulla sua guancia che fanno tipo una melodia) e poi batte un cinque da bullo a suo padre.

Mio figlio è diventato un uomo per come lancia i suoi calzini in tutta la casa e per come sbatte il piatto ripetutamente sul seggiolone, quando la cena tarda ad arrivare.

Mio figlio è proprio un uomo per come mi accontenta con un sì mamma, continuando a guardare il suo programma preferito. Per poi fare comunque quello che vuole.

Mio figlio è un uomo, e della peggior risma, quando mi fa arrabbiare e poi mi dà un bacio dicendomi mamma no arrabbiata. Tu contenta!

Mio figlio si sta facendo uomo. I primi dubbi mi sono venuti quando, insieme a tutti i nomi dei suoi amici dell’asilo, ha imparato anche quelli delle loro mamme.

Mio figlio è un uomo (italiano) da quando ha detto a suo padre che mamma Isa è la mamma migliore. E fa pappe migliori!

Sì, mio figlio è un uomo. E mi ha detto che il suo pannolino non è da buttare via perché lui fa la cacca pulita.

Mio figlio è un uomo e per farlo ha bisogno delle ciabatte giuste.





Ma soprattutto, mio figlio è un uomo perché ho saputo che prima di addormentarsi. Quando la porta si chiude e lui rimane solo nella sua stanzetta con il suo papà.

Dopo che anche l’ultima favoletta è stata raccontata.

Che il cacciatore ha sventrato il lupo col coltello e ha fatto uscire Cappuccetto e la nonna dalla pancia, tra sangue e organi vari (ho scoperto che questa è la versione ufficiale che gli racconta suo papà).

Quando anche i tre porcellini possono dormire sonni tranquilli nella loro casa di mattoni. Alla facciaccia del lupo. Sempre lui.

Quando tutto dovrebbe essere pronto per fare le nanne.

Quando la luce si spegne e si dovrebbe sentire solo il rumore del bacio della buona notte.

Inizia, invece, una sonora gara di scoregge.

Tra risatine complici e applausi, al grido di papà sei un caccòno, papà caccònoooo! Marco cacchino! Ahhahhahahha…





Non confondete il buon gusto con la mancanza di gusto. (Bill Bernbach)







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