giovedì 8 maggio 2014

Fame di vittoria.




A chi non piace vincere?
A me.

In linea di massima, dove intravvedo un po’ di competizione, faccio un passo indietro. Sono un’esperta nel battere i miei record personali. Superare me stessa, mi mette più a mio agio.

Anche con Marco è così. Adesso è nel periodo dove vuole vincere in tutto. E le gare sono ovunque, dove meno te le aspetti.

Arrivare alla porta di casa, per esempio, è la sua sfida preferita. Vuole che io prenda l’ascensore e lui le scale. Penserà che un solo piano sia alla sua portata. Se mangiasse meno focacce grandi così, forse lo sarebbe!

Mamma Isa! Fai pronti, partenza, via.
(Traduzione: vediamo chi arriva prima alla porta di casa).

Io aspetto un po’ a chiamare l’ascensore, così sono sicura che il mio atleta panzuto non avrà difficoltà ad arrivare primo.
Capita, a volte, che l’ascensore sia già lì fermo e io faccia finta di non vederlo, dico a Marco di salire, intanto. Ma lui, ligio alle regole, non vuole: bisogna partire insieme.

Eccomi, allora, in quel piccolo ascensore a chiedergli di andare piano. 
Non c’è fretta, stretto e sgangherato abitacolo. Prenditi il tuo tempo per fare questo piano.

Ma lui non mi ascolta e con un rimbalzo degno di un atterraggio lunare mi scarica sul pianerottolo. Marco sta facendo l’ultimo gradino e mi vede attraverso il vetro. Io vedo la sua faccina che si increspa, gli occhi che si allargano. Il tradimento è avvenuto.

Scendo e nego l’evidenza: Evviva! Sei arrivato prima tu! Grido, come se fossi la madre di Usain Bolt.
No, Mamma Isa… tu prima. Marco ultimo. E si avvicina alla porta, guardandosi la punta delle scarpe.

Ho pensato di lasciarmi insegnare qualcosa da Marco. Per una volta, non aver paura di provare a vincere. La cosa peggiore che possa succedere è non arrivare primi. Ma a casa ci entro lo stesso!
Adesso sono lì, all'inizio delle scale. Vedo gli altri sull’ascensore e mi dico che, se solo avessi mangiato meno focaccia, potrei farcela.

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