Devo dire che alla
ceretta
non mi sono mai abituata.
Per prima cosa, mi imbarazzo da morire per le posizioni da kamasutra che
assumo davanti a perfette sconosciute. Posizioni che, tra l’altro, riesco a
eseguire con sempre più difficoltà, vista l’età.
La ceretta è una di quelle cose con cui una donna deve imparare a fare i
conti, in tutti i sensi. Ebbene sì, ho fatto i miei calcoli: sono vent’anni che i miei bulbi piliferi
sono sottoposti a questa obbligatoria tortura.
Con una media di un’oretta a seduta, una volta al mese, con un prezzo che,
dai meravigliosi anni novanta ad oggi, è all’incirca quadruplicato… è come se avessi trascorso un anno e mezzo
della mia vita sul lettino dell’estetista, con un esborso pari a circa cinque
rate del mutuo. E tutto questo, soffrendoci pure.
Ultimamente ho letto della nuova moda delle ragazze di non depilarsi. Si è
parlato di rigurgiti di femminismo e di donne stanche di sottomettersi a rigide
convenzioni legate solo all’apparenza e non alla vera essenza interiore.
Sarà… secondo me è
solo che ci siamo rotte
di pagare per essere torturate.
In ogni caso, le vacanze sono alle porte e io non mi posso permettere di
aderire a questo movimento per il pelo libero. E così, eccomi sul famoso
lettino a stringere i denti, mentre una giovane estetista strappa con vigore i
miei peli e poi li guarda imprigionati nella cera, come un insetto nell’ambra.
La radio, in
queste situazioni, è un obbligatorio sottofondo che si mescola al parlare di
niente. Tra un pezzo di Ligabue e uno degli One Direction, però si inserisce
prepotente un argomento un po’ fuori contesto.
E la filodiffusione se ne esce
così:
…ora
parliamo di diagnosi prenatale.
Nella mia posizione, avrei preferito temi più leggeri, ma la laboriosa
estetista riesce comunque a distrarmi dai miei dolori, uscendosene così:
Di
già? Ce n’è di tempo prima di Natale…
L’unica cosa positiva è che per un attimo è calato un bel ghiaccio nella
stanzetta. Un freddo tale da anestetizzarmi totalmente e non farmi più pensare alla
decespugliazione in corso.
Solo dopo qualche lungo secondo, timidamente, le ho suggerito che si
trattava di gravidanza, neonati, ecografie… quelle cose lì, insomma.